DATA: 12/03/2020


Alla luce delle multiple domande che arrivano quotidianamente, ad integrazione del precedente comunicato, si forniscono alcune precisazioni ulteriori, basate sullo stato delle evidenze attuali.


D: Se sono affetto da IBD e faccio uso di terapie biologiche o immunosoppressive posso interromperle in sicurezza per limitare i rischi di contagio da COVID-19?

    La ripresa dell'attività di malattia che potrebbe conseguire l'interruzione delle cure immunosoppressive o biologiche efficaci in atto potrebbe determinare una riduzione delle difese immunitarie pari o superiori a quelle determinate dalla malattia. Allo stato attuale non vi sono evidenze che tali terapie (o tantomeno l'essere affetti da malattia infiammatoria cronica intestinale) aumentino il rischio di contrarre l'infezione.
       La terapia con farmaci biologici, pertanto, ad oggi rappresenta un presidio terapeutico indifferibile e gli Ospedali e le Farmacie dovrebbero attrezzarsi per la corretta e regolare erogazione di tali terapie inderogabili

D: Se sono affetto da IBD e faccio uso di terapie biologiche o immunosoppressive, devo attuare delle norme precauzionali aggiuntive per limitare i rischi di contagio da COVID-19?

     Ad oggi, per tutti i cittadini ed ancor più per i pazienti affetti da malattia infiammatoria cronica intestinale, appare di assoluta importanza il rispetto delle norme igieniche per la riduzione del rischio di contagio, da supportare presso i familiari e presso tutti i contatti:
  • Limitare al massimo i contatti e mantenere rigorosamente la distanza di almeno un metro da altre persone
  • Lavare o disinfettare frequentemente le mani
  • Evitare di toccare con le mani bocca, naso o occhi
     Non esistono norme aggiuntive dettate da evidenze scientifiche per i pazienti affetti da IBD e/o in terapia con farmaci immunosoppressivi o biologici.

D: Se sono affetto da IBD interrompo le mie terapie, in quali conseguenze posso incorrere?

     In caso di recidiva di malattia per interruzione della terapia medica, sicuramente le difese immunitarie si possono ridurre. Ma soprattutto potrebbero verificarsi necessità di ricoveri ospedalieri per la gestione di stati di malattia aggravati, ed eventualmente necessità di interventi chirurgici 'di salvataggio'. In un momento di emergenza sanitaria come quello attuale, tali interventi terapeutici potrebbero potenzialmente essere meno disponibili, inoltre potrebbero esporre a maggiori rischi di contagio all'interno di strutture sanitarie dove il virus potrebbe circolare con maggiore frequenza rispetto ai domicili dei pazienti

D: Quale impatto hanno le mie terapie sulle mie difese immunitarie?

     La mesalazina e gli altri derivati (es. salazopirina) dell'acido salicilico sono del tutto sicuri e non determinano alcun impatto negativo sul sistema immunitario. Una loro sospensione è fonte di rischi ingiustificabili.
     Gli steroidi, l'azatioprina, la ciclosporina ed il methotrexate agiscono riducendo in parte le difese immunitarie. Una loro sospensione, tuttavia, per i rischi collegati alla riaccensione di malattia, è fonte di rischi che al momento attuale risultano superiori ai benefici, inoltre va considerato che per alcuni agenti, la durata dell'effetto proseguirebbe dopo la sospensione per svariate settimane. Per contro l'utilizzo di farmaci immunosoppressori va interrotto in caso di infezioni gravi e sistemiche attive.
     I farmaci biologici (infliximab, adalimumab, golimumab, vedolizumab, ustekinumab) agiscono riducendo in parte ed in misura selettiva le difese immunitarie. Una loro interruzione potrebbe generare rischi sanitari e Ospedali e Farmacie dovrebbero attrezzarsi per consentire una regolare erogazione di tali prestazioni terapeutiche sfruttando il personale e le Strutture già formate per tali procedure.