Aurora Bortoli
A nome del comitato scientifico AIGO

La fertilità nella popolazione generale è stimata intorno al 75-90% .

Sia nell’uomo, che nella donna affetti da Colite Ulcerosa non si verifica una riduzione della fertilità secondaria alla malattia. Nel caso di Malattia di Crohn la fertilità, se la malattia è quiescente, è sovrapponibile a quella della popolazione generale, ma si riduce se la malattia è attiva (per estensione dell’infiammazione alle tube, malnutrizione o interessamento sistemico dello stato infiammatorio).

La fertilità risulta ridotta dopo intervento chirurgico sia nella Colite Ulcerosa, che nella Malattia di Crohn. Le conseguenze infiammatorie a livello pelvico, infatti, che insorgono dopo la colectomia, possono ridurre la fertilità nella donna, mentre nel 4-8?i maschi può manifestarsi impotenza secondaria ad un danno a livello dei plessi nervosi.

Nell’uomo è noto l’effetto, peraltro reversibile, di riduzione della fertilità determinato dalla assunzione di salazopirina, per diminuzione della motilità e del numero degli spermatozoi, che si verifica nel 60-80?i casi. Tale effetto scompare dopo 2-3 mesi dalla sospensione del farmaco. Non vi sono invece segnalazioni di infertilità durante la assunzione di mesalazina. L’Azatioprina, non induce alterazioni degli spermatozoi tali da dover essere sospesa in previsione del concepimento. Il Methotrexate può causare oligospermia, comunque reversibile. E’ raccomandata la sospensione del farmaco 4-6 mesi prima del concepimento per problemi di teratogenicità.