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07/11/2013

Nel 1966 i miei maestri il Prof. Cataldo Cassano, allora direttore della II Clinica Medica della Università la Sapienza di Roma e il Prof. Aldo Torsoli, suo aiuto, ebbero l’incarico di fare la relazione annuale alla Società Italiana di Medicina Interna su “ Le malattie croniche non neoplastiche del colon”. Io ed altri giovani assistenti della clinica medica ( Capurso, Colagrande, Romorino, Arullani ed altri) fummo cooptati dal Prof. Torsoli a partecipare a questo progetto clinico che, di fatto, riguardava la Colite Ulcerosa (CU) e il morbo di Crohn (MC). Non tardammo molto ad accorgerci che queste malattie in Italia allora erano di rara osservazione, poco conosciute e, per di più, considerate di interesse chirurgico. Infatti la maggior parte dei pazienti afferivano alle cliniche chirurgiche dirette da rinomati chirurghi come il prof. Valdoni e venivano inesorabilmente operati di retto-colectomia totale con ileostomia definitiva ( CU) o di resezione ileo-colica (MC). La Salazopirina e il Cortisone, che erano già di largo impiego in altri paesi, in Italia, di fatto non venivano usati mentre fiorivano i centri per gli ileostomizzati. Eppure già negli anni 60 all’estero esistevano dei centri specializzati per le IBD ( il Saint-Mark’s Hospital di Londra, il Radcliffe Infirmary di Oxford , il centro di Lovanio, il Mount Sinai Hospital di New York).
Cominciammo così ad avere rapporti personali con i leaders di questi centri ( Lennard-Jones, Morson, Truelove, Van Trappen, Present e altri) e i nostri orizzonti si ampliarono notevolmente anche se ci rendevamo conto di essere molto indietro sia sul piano clinico che su quello culturale e scientifico. E questo fu per noi di grande stimolo. Furono di quei tempi i nostri lavori sul megacolon tossico e la prima dimostrazione controllata delle efficacia della Azatioprina nella Colite Ulcerosa.
Ci si rese conto che poteva essere interessante e utile dar vita a un gruppo italiano per lo studio di queste malattie, con lo scopo principale di standardizzarne i metodi di diagnosi e di cura oltre che di promuoverne ed ampliarne la conoscenza.
Fu così che nel 1973 fondammo il Gruppo Italiano per lo Studio del Colon e del retto (GISC). Soci fondatori furono, oltre a me stesso, i professori A. Torsoli, L. Capurso, V. Speranza, A.Fanucci, P. Stefanini ed altri. Io fui nominato segretario. Non era previsto né un consiglio direttivo né un presidente. Il gruppo comprendeva oltre a gastroenterologi, chirurghi e radiologi a testimonianza del carattere interdisciplinare che intendevamo dargli.
Il GISC si riuniva 2 volte all’anno a Roma. Si trattava di riunioni di studio aperte in cui si presentavano e si discutevano i progetti di studio cooperativi e si analizzavano i dati degli studi in corso. Non si è mai fatto congressi. C’era molto entusiasmo nei participanti e le discussioni erano molto vivaci e franche. Le riunioni venivano sponsorizzate da Giancarlo Naccari per conto della Giuliani. Fu una collaborazione splendida,incondizionata, duratura e efficace.
Dopo di me, la segretaria del GISC fu tenuta da Pallone, Cottone, Sturniolo, Paoluzi e altri amici che mantennero la filosofia del gruppo e ne incrementarono la produzione scientifica.
Dopo un periodo iniziale a partecipazione prevalentemente romana, al GISC aderirono la maggior parte dei centri italiani universitari e ospedalieri attivi nel campo delle IBD (Padova, Palermo, Firenze, Napoli, L’aquila ed altri).
L’attività scientifica del GISC è stata molto attiva e proficua negli anni 80 – 90 . Sotto l’egida GISC sono stati pubblicati numerosi studi multi-centrici, tutti su riviste scientifiche internazionali di rilievo. I principali contributi hanno riguardato : l’incidenza delle IBD in Italia; la recidiva post-operatoria del m. di Crohn e la sua prevenzione con 5 ASA; le alterazioni del fegato nelle IBD; La relazione tra appendicectomia e Colite Ulcerosa; i rapporti tra concentrazione tessutale di 5 – ASA e efficacia terapeutica del farmaco; infine i primi dati epidemiologici su mortalità per IBD in Italia.
La rilevante produzione scientifica italiana nel campo delle IBD unitamente ai periodici congressi internazionali che organizzammo a Capri (“Capri meetings”), ci avevano aperto numerosi rapporti di conoscenza, di amicizia, e di stima con i più noti esperti internazionali di IBD.
I tempi erano finalmente maturati perché si potesse realizzare un mio vecchio sogno, quello cioè di costituire una Società Europea delle IBD, che includesse tutti i gruppi nazionali europei interessati alla cura di queste malattie e che potesse in qualche modo fare da contraltare ai gruppi nord-americani.
Dopo alcuni anni di incontri personali, riunioni a piccoli gruppi , meetings strategici con i maggiori leaders delle IBD in Europa, nel 2001 a Vienna fondammo l’ European Crohn’s and Colitis Organisation (ECCO). Io fui nominato Founding Father and First President of ECCO. Il resto è noto. Oggi la ECCO ha una sede propria a Vienna con uno staff di numerose persone, include 33 nazioni Europee ed alcune extra-europee, conta oltre 2500 iscritti e all’ultimo Congresso di Vienna sono stati registrati oltre 5000 delegati. L’ECCO ha inoltre un proprio giornale (Journal of Crhon’s and Colitis- JCC) che in breve tempo ha raggiunto un impact factor rilevante .Su questo giornale vengono periodicamente pubblicate le linee guida per la terapia della Colite Ulcerosa e del morbo di Crohn, che rappresentano il punto di riferimento aggiornato per tutti coloro che curano i pazienti con IBD. Tutto questo è avvenuto in poco più di 10 anni. Incredibile ma vero!
Nel frattempo, si era costituito un altro Gruppo italiano di Studio per le Malattie Infiammatorie Intestinali (GISMI) ,coordinato da Roberto De Franchis, dell’Università di Milano. Del gruppo facevano parte alcuni centri ospedalieri e universitari della Lombardia e del Nord Italia.
L’esistenza di due gruppi italiani per le IBD mi sembrò inopportuna e confondente nei confronti della ECCO, anche perché nel frattempo in altri paesi europei erano stati fondati altri gruppi nazionali ( il GETAID in Francia, il GETECCU in Spagna, Il Belgian IBD group in Belgio) che avevano aderito alla ECCO come gruppi nazionali in rappresentanza dei propri paesi.
Fu così che presi contatto con De Franchis che condivise con me l’idea di creare un solo gruppo italiano che potesse rappresentare l’Italia nel’ambito della ECCO. Superate non poche difficoltà il GISC e il GISMI si fusero nell’ Italian Group for Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD),a Roma nel 2005. Soci fondatori furono i professori Caprilli, Capurso, Cottone, Pallone, Paoluzi, Sturniolo e Vecchi.
Il gruppo si dette un proprio statuto con nuove regole. La regola principale fu il limite di età per essere membri del Comitato Direttivo.
L’IG-IBD fa attualmente parte dei National IBD groups della ECCO ed ha 2 suoi rappresentati nell’assemblea della ECCO con diritto di voto per la elezione del suo presidente e dei membri del Governing Board. Numerosi italiani fanno parte dei vari “commettee” della ECCO.
A conclusione di questa breve nota credo che possiamo essere soddisfatti di quello che abbiamo fatto per i pazienti con IBD in Italia e per la ricerca scientifica in questo settore.
La chirurgia demolitiva è diventata un’eccezione e i centri per gli ileostomizzati non esistono più. La gestione multidisciplinare e le nuove terapie assicurano oggi a questi pazienti una qualità di vita più che soddisfacente.
Renzo Caprilli Roma, 21/01/2015
Fondatore e Membro Onorario IG-IBD