Elisabetta Colombo, Fabrizio Bossa, e Vito Annese
A nome del comitato scientifico AIGO

L’attività della malattia può essere molto variabile, passando dalla presenza di sintomi e segni lievi, che non interferiscono significativamente con la vita quotidiana, fino alla necessità di un ricovero ospedaliero con supporto nutrizionale artificiale. I medici valutano l’attività della malattia sulla base di alcuni parametri come: condizioni generali, n° di evacuazioni, presenza di dolori addominali, dimagramento, anemia, febbre, fistole ed altre manifestazioni extra-intestinali. Nelle forme con lieve attività può essere sufficiente la terapia con mesalazina, ma quando non è efficace, e comunque nelle forme con maggiore attività di malattia, è necessaria la terapia con corticosteroidi. Tale effetto può essere ottenuto anche con i corticosteroidi di nuova generazione, con minori effetti collaterali. Una volta ottenuto il controllo dei sintomi della fase acuta (in media dopo 2-4 settimane), si comincia a ridurre progressivamente e lentamente il dosaggio fino alla sospensione completa. Talora alcune riaccensioni della malattia, soprattutto nelle localizzazioni del colon, possono essere controllate con un ciclo di terapia antibiotica (metronidazolo, ciprofloxacina e, probabilmente anche claritromicina e rifaximina). Questa terapia è meno standardizzata e deve essere valutata caso per caso. E’ possibile che per il futuro venga considerato più diffusamente l’uso dell’infliximab nella fase di acuzie, data la sua rapidità d’azione e la semplicità di somministrazione, anche allo scopo di ridurre l’uso degli steroidi. Al momento il farmaco è indicato però solo nelle forme resistenti alla terapia tradizionale e nella malattia perianale complessa.